lunedì 20 aprile 2009

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giovedì 19 marzo 2009

Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie - XIV edizione


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Si svolgera' a Napoli, il 21 marzo, primo giorno di primavera, la quattordicesima edizione della "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie" promossa da Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie e Avviso Pubblico e con l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del comune di Napoli, la Provincia di Napoli e la Regione Campania.

Lo spot radio



La Giornata della Memoria e dell'Impegno ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie e rinnova in nome di quelle vittime il suo impegno di contrasto alla criminalità organizzata. Libera per la XIV edizione ha scelto la Campania, ha scelto Napoli, citta' dalle mille contraddizioni, dai mille colori. L'etica libera la bellezza. Riscattare la bellezza, liberarsi dalle mafie, e' lo slogan che accompagnera' questa giornata, durante la quale si incontreranno a Napoli oltre 500 familiari delle vittime delle mafie in rappresentanza di un coordinamento di oltre 3000 familiari. Saranno presenti rappresentanti delle Ong provenienti da circa 30 paesi europee.

Link: www.libera.it

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Esempi concreti di decrescita


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Buon vino biologico, pane fatto in casa, carni e verdure della fattoria: filiera corta, anzi cortissima, e riciclo integrato dei rifiuti. Tra le colline di Maretto, vicino a Villafranca d'Asti, l'agriturismo Crotin 1897 è il primo Locale della Decrescita costituitosi in Italia su iniziativa del Movimento per la Decrescita Felice, fondato da Maurizio Pallante. «I Locali della Decrescita - spiega Pallante - sono agriturismi, trattorie e bed & breakfast che osservano un preciso decalogo ecologico: autoproduzione, rifiuti zero, impegno per l'ambiente e l'economia locale».

«La nostra - spiega Federico, laureato in agraria - è un’azienda a dimensione familiare. Produciamo soprattutto vini, come bonarda e freisa, e proponiamo la nostra cucina casalinga, nella quale spiccano i nostri salumi fatti in casa». Suo fratello Corrado è specializzato in panificazione: «La farina che usiamo fa poca strada, viene da un mulino qui vicino». L’altro fratello, Marcello, è lo chef dell’agriturismo: «Tra le specialità più apprezzate c’è la torta di nocciole, fatta con i frutti del nostro noccioleto».

La filosofia di Maretto? Chilometri zero: «Frutta e verdura di stagione, prodotti nostri o delle fattorie qui intorno», assicura Daniela Rezza. «Quanto ai rifiuti, ne produciamo il meno possibile. Niente acqua in bottiglia, ad esempio. E l’organico viene compostato per farne concime». Non solo. «Chi avanza cibo o vino se li può portare a casa, in apposite confezioni che offriamo ai clienti». Il servizio si chiama “avanzino” ed è promosso da un giovane imprenditore, Alberto Brosio: «Le pietanze vengono conservate in contenitori di alluminio, e le bottiglie sigillate da un tappo speciale. Il tutto, imbustato in carta riciclata».


Per i più scettici, un esempio concreto di cosa si intenda oggi per decrescita felice.

Link: www.libreidee.org

Link: www.crotin1897.com

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martedì 17 marzo 2009

Serge Latouche, intervista a Che tempo che fa


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Il 15 marzo Serge Latouche è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Pubblico il video completo per chi non ha avuto modo di vederlo domenica.

Serge Latouche già professore di Scienze economiche all'Università di Parigi XI e all' Institut d'études du devoloppement économique et social (IEDS) di Parigi è forse il più conosciuto sostenitore della Decrescita.

In questa intervista, stuzzicato dalle domande di Fabio Fazio sviscera, in un impeccabile italiano, i concetti fondamentali della decrescita, spiegando ad esempio la differenza fra decrescita e recessione.

Anche se solo per dodici minuti finalmente in prima serata si è parlato di economia in termini nuovi e il grande pubblico ha potuto ascoltare un pensiero diverso da quello predominante.

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lunedì 16 marzo 2009

10, 100, 1000 Val di Susa!


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(Articolo pubblicato su www.agoravox.it)

Come un tuffo nel passato in questi giorni sono tornate alla ribalta le Grandi Opere.

Dalle centrali atomiche al Ponte sullo Stretto di Messina, i grandi progetti all'italiana ci riportano magicamente indietro nel tempo, fra proclami e slogan di rilancio dello sviluppo e della crescita.

Intanto i NO dei cittadini non si sono mai spenti, anzi non sono mai stati così vivi come ora. Agli storici NO TAV, NO Mose, NO Dalmolin, No Ponte, si aggiungono strada facendo altre azioni come il ChiaiaNOdiscarica, i NO Biomasse a Mafalda (CB), gli Abruzzo No Triv, i No Turbogas Aprilia...

Da sindrome Nimbi a fenomeni di massa, i cittadini sono sempre più spesso costretti a difendersi dai politicanti di turno, che usano il manganello per far valere le proprie ragioni, anzichè il dialogo come la democrazia dovrebbe prevedere.

Ps ho cercato di elencare il maggior numero di NO, comunque sono molto più numerosi e vi invito a segnalarne altri nei commenti.

La mappa interattiva dei NO!


Visualizzazione ingrandita della mappa

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domenica 15 marzo 2009

Serge Latouche, il programma delle 8 R


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(Clicca sull'immagine per vedere la copertina)

Per approfondire la bella intervista a Serge Latouche andata in onda domenica 15 marzo nella trasmissione Che Tempo che fa, pubblico il programma delle 8 R, elaborato dall'economista nel suo "Breve trattato sulla decrescita serena".

La “società della decrescita” presuppone, come primo passo, la drastica diminuzione degli effetti negativi della crescita e, come secondo passo, l’attivazione dei circoli virtuosi legati alla decrescita: ridurre il saccheggio della biosfera non può che condurci ad un miglior modo di vivere. Questo processo comporta otto obiettivi interdipendenti, le 8 R: rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Tutte insieme possono portare, nel tempo, ad una decrescita serena, conviviale e pacifica.

Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla concorrenza, il piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione deve poter superare l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono sistemici, sono cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare.

Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. L’economia attuale, infatti, trasforma l’abbondanza naturale in scarsità, creando artificialmente mancanza e bisogno, attraverso l’appropriazione della natura e la sua mercificazione.

Ristrutturare. Adattare in funzione del cambiamento dei valori le strutture economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita. Quanto più questa ristrutturazione sarà radicale, tanto più il carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato.

Rilocalizzare. Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da aziende sostenute dall’economia locale. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica va presa su scala locale, per bisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti al minimo, evitando i costi legati ai trasporti (infrastrutture, ma anche inquinamento, effetto serra e cambiamento climatico).

Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. Predare meno piuttosto che “dare di più”.

Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta. La potenza energetica necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore acceso di continuo (1 kw). Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose.

Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua “tensione al nuovo”.

Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre attività.

Fonte: decrescita.it

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venerdì 13 marzo 2009

Beppe Grillo - Lettera a un ragazzo del 2009


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Di solito non pubblico post di altri blog, ma ho trovato la lettera che Beppe Grillo ha scritto ai suoi lettori veramente bella.

Vorrei aggiungere qualche nota alle sue parole, in quanto credo che i ragazzi del 2009 che sono cresciuti e vivono in città hanno vissuto molto più velocemente il degrado della nostra società, mentre chi come me è cresciuto in un paesino di provincia ha potuto provare, seppur in parte le gioie di cui parla fra le righe Beppe Grillo.

Proprio per questo motivo penso che, il rinnovamento del nostro paese partirà proprio dalla provincia italiana, troppo spesso dimenticata e abbandonata a se stessa, ma che ha ancora il gusto delle piccole cose di cui si parla bene nella decrescita. Spero solo non sia troppo tardi.

"Caro ragazzo, cara ragazza del 2009,
sono un ex ragazzo degli anni ’60, mi chiamo Beppe Grillo, ho sessant’anni. Faccio parte della generazione che ti ha fottuto. Il tuo futuro è senza pensione, senza TFR, senza lavoro. Il tuo presente è nelle mani di vecchi incartapecoriti, imbellettati, finti giovani. Quando ero bambino l’aria e l’acqua erano pulite, il traffico era limitato, la mia famiglia non faceva debiti e tornavo a scuola da solo a piedi. Non c’erano scorte padane e neppure criminali stranieri in libertà. I condannati per mafia non diventavano senatori.

Le stragi di Stato non erano iniziate, Piazza Fontana a Milano era solo un posto in cui passavano i tram. Le imprese erano gestite da imprenditori. E’ strano dirlo ora, ma c’erano persone che investivano il loro denaro per sviluppare le aziende. E manager che vedevano lontano. Enrico Mattei dell’ENI, ucciso in un attentato, Adriano Olivetti, Mondadori, Ferrari, Borghi e cento altri che non ricordo. Intorno alle città c’erano i prati e non i cimiteri di cemento che chiamano unità residenziali. La bottiglia di latte la riportavo al lattaio e non costruivano inceneritori. La televisione era un servizio pubblico in cui lavoravano anche veri giornalisti come Enzo Biagi, e con solo un quarto d’ora di pubblicità al giorno. Quando si parlava si usava il tempo futuro. Il presente e soprattutto il passato erano verbi di complemento. I giardini pubblici erano puliti e sui marciapiedi si camminava senza doversi destreggiare tra le macchine parcheggiate. Le persone erano più gentili, spesso sorridevano. Sul Corriere della Sera scrivevano Montanelli, Buzzati e Pasolini.

I genitori sapevano che i loro figli avrebbero avuto un futuro migliore. Solo dal punto di vista economico, ma questo non potevano prevederlo. I fiumi erano puliti e si poteva fare il bagno nel fine settimana che non si chiamava ancora week end. L’unico problema era rappresentato dagli imprendibili tafani. Le spiagge erano libere e il mare quasi sempre verde azzurro. La P2 era una variabile al quadrato e non ancora l’antistato progettato da Cefis. Gelli non aveva arruolato il novizio Berlusconi con la tessera 1816. L’Italia era una e indivisibile e Bossi studiava alla scuola per corrispondenza Radio Elettra. Si lavorava duro, ma si poteva risparmiare e la pensione era un approdo sicuro. Era un piccolo Eden, ora perduto. Non sapevamo di averlo. Molti lo disprezzavano. Negli ultimi sessant’anni abbiamo avuto uno sviluppo senza progresso. E ora non ci resta neppure lo sviluppo.

Le generazioni che ti hanno preceduto meriterebbero un processo da parte tua, caro ragazzo e cara ragazza. Sono colpevoli di averti rubato il futuro. Loro vivono nel presente con la seconda casa, le pensioni senza base contributiva. Loro ti governano. L’Italia ha la coppia di cariche dello Stato Presidente/Primo ministro più vecchia del mondo. Loro usano la Polizia contro gli studenti e i precari. Loro hanno ucciso la democrazia e le aziende come Tronchetti e Geronzi, i brizzolati di successo.

Caro ragazzo e cara ragazza, non potete più stare a guardare, la vita vi scivola tra le mani. Voi, invece di lasciarla scivolare, trattenetela. Io non sono in grado di dare lezioni a nessuno. Ho fatto troppi sbagli e sono troppo vecchio (anche se non dimostro i miei anni, belin). Ma ho vissuto un tempo più bello, più vero, più colorato, più umano. E so che è possibile anche per voi.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.” Beppe Grillo

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